Aspetto imprescindibile per l’inclusione scolastica è la presenza degli insegnanti di sostegno, figure professionali dedicate al supporto nella didattica e nella comunicazione con gli altri docenti ed i compagni di classe. Vengono assegnati alla classe dell’alunno disabile e, insieme agli altri colleghi, elaborano la programmazione didattica per l’allievo e per la classe.
Gli insegnanti di sostegno nella scuola italiana sono 191mila, un dato in crescita di circa 8mila docenti rispetto all’anno scolastico precedente, mentre gli alunni con disabilità rappresentano il 3,6% degli iscritti a scuola, in base ai dati relativi all’anno scolastico 2020/21 (1). Parliamo di oltre 300mila bambini e ragazzi, un numero in costante crescita negli ultimi anni: erano il 2,7% degli studenti nel 2014/15 mentre oggi si avvicinano alla soglia del 4%, quasi il doppio. C’è da dire però che, rispetto al passato, sono più frequenti le diagnosi di disabilità e i dati mostrano una crescita costante dei disturbi dello sviluppo, dell’attenzione e comportamentali.
La questione del sostegno riguarda la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria, ed è ancora oggi una delle piaghe irrisolte nel mondo della scuola, un problema che va a braccetto col precariato, cui si sommano altre criticità che non consentono a bambini, ragazzi ed agli stessi docenti di vivere con dignità il proprio ruolo all’interno dell’istituzione scolastica.
Oltre un terzo degli insegnanti di sostegno (34%) sono stati selezionati attraverso le liste curricolari. Si tratta perciò di docenti non specializzati e che non dispongono di una formazione specifica, una carenza che riguarda soprattutto le regioni settentrionali (1).
Un altro problema che riguarda gli insegnanti di sostegno è il fatto che gli assunti da Gps (sostegno prima fascia) e i vincitori del concorso straordinario bis non hanno potuto accedere al bonus di 500 euro, ovvero l’iniziativa del MIUR che istituisce la carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti delle istituzioni scolastiche. In questo modo è stata privata loro la possibilità, una volta ottenuta la cattedra, di poter acquistare materiali idonei al ruolo, di formarsi e di restare al passo con i tempi riguardo i BES. Infatti avranno questa possibilità solo nel momento in cui otterranno il ruolo a tempo indeterminato.
Rimane da risolvere inoltre il problema cronico della copertura immediata di tutte le cattedre: oltre il 20% rimangono vuote almeno fino a metà ottobre, con l’assegnazione del supplente annuale con grave ritardo rispetto all’inizio dell’anno scolastico, e conseguenti ritardi nella didattica. Per questo motivo si rende urgente l’attivazione di corsi di sostegno senza più numero chiuso e magari a costi più accessibili, permettendo quindi di far specializzare una quantità di insegnanti tale da sopperire alle gravi mancanze di docenti con basi teorico-pratiche di didattica speciale, senza dover attingere a liste curriculari o MAD.
Altro grave problema che riguarda il sostegno è quello dei trasferimenti da sostegno a materia.Questi avvengono perché l’insegnante di sostegno vive una realtà impossibile, disorganizzata e poco soddisfacente, spesso viene usato come jolly per le supplenze brevi o per fare supplenze nel giorno libero. Tutto questo è illegittimo e sono proprio le Linee Guida del Miur a confermarlo (2), ma per le scuole utilizzare questi docenti come “tappabuchi” è spesso una necessità anche per la grave carenza di risorse per le supplenze (3).
L’insegnante di sostegno non deve essere né un jolly né un “tuttologo”, ma un facilitatore di contenuti con competenze pedagogiche, didattiche, metodologiche e relazionali, il lavoro di inclusione andrebbe fatto in team con la collaborazione di tutti i docenti curricolari che, se ben formati, possono occuparsi di tutti i discenti. Se a livello legislativo la sua figura è regolamentata in maniera abbastanza pertinente, nella pratica le cose stanno diversamente, per cui ci si trova a fare di tutto, anche ciò che nello specifico non compete, pur di tutelare gli alunni. In questo modo si ledono soprattutto gli interessi del discente.
L’inclusione deve passare soprattutto attraverso l’insegnante curricolare e non mediante il solo docente di sostegno. Pertanto occorre un’evoluzione dell’insegnante di sostegno, o meglio, un’evoluzione del docente curricolare che sia preparato anche a fronteggiare nel migliore dei modi il sostegno ed è necessario fornire strumenti culturali basati sulla sperimentazione dei risultati e indicazioni pratiche agli operatori della scuola, in sinergia con le altre agenzie pubbliche che cooperano con le famiglie. Questa può essere una strada per aumentare l’efficienza degli insegnanti di sostegno, ma resta il problema di fondo delle risorse ad oggi del tutto insufficienti.
Note
1)Miur e Istat anno 20/21: inclusione scolastica degli alunni con disabilità
2)Miur: linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità: https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+guida+sull%27integrazione+scolastica+degli+alunni+con+disabilit%C3%A0.pdf/7e814545-e019-e34e-641e-b091dfae19f0
3)Il problema è destinato ad aggravarsi, dato che l’ultima finanziaria taglia quasi 300mln di euro destinati appunto alle supplenze.
Sara Persechino, Psicologa, Laureata in Psicologia Applicata Clinica e della Salute. Specializzata in DSA, BES, Disturbi dello Spettro dell’Autismo e Disabilità in ambito sportivo. Opera attualmente come progettista sociale e consulente nell’ambito delle organizzazioni non lucrative con finalità sociali nell’area educativa, culturale, scolastica e promozione del benessere.