Come affermava Gioacchino Maviglia, “i bambini sono i nostri veri datori di lavoro” perché senza di loro la scuola non ci sarebbe. Questo ci pone nella prospettiva di comprendere che noi maestri “siamo al servizio dei bambini” e non dei genitori, del Dirigente Scolastico o del Ministro della Pubblica Istruzione.
L’affermazione “essere al servizio dei bambini”, che spesso riecheggia nei piani di lavoro degli insegnanti, nei Collegi Docenti, nelle assemblee di classe e nei documenti ufficiali, rischia di essere uno stereotipo, utile solo a mettere a posto le coscienze, o uno dei tanti messaggi di moda, a effetto e tipici di una consuetudine formale che poi, alla prova dei fatti, si svela essere vuota di sostanza, visto che non vi corrispondono precisi convincimenti e soprattutto precise azioni educative.
Per me questa affermazione ha invece un significato ben preciso. Essere al servizio dei bambini non vuol dire assecondarne i capricci, ma individuare ciò che serve a loro per “crescere bene” e predisporre strategie per costruire intense relazioni in modo che ogni bambino della classe si senta protetto, rispettato e valorizzato come persona, tutelato nei suoi diritti, ma anche consapevole dei suoi doveri. Proprio per questo il momento dell’accoglienza è fondamentale! […]
Conosciamoci meglio!
La scuola è luogo privilegiato per tessere relazioni sincere e profonde, ma i bambini devono essere accompagnati a imparare come si fa ad avere attenzione, rispetto ed affetto per i compagni e per i maestri.[…] L’idea è quella di una scuola fatta “per e con” i bambini, posti, fin da piccoli, al centro della scena e non occupata interamente da noi adulti che ci mettiamo a recitare al loro posto sul palcoscenico della vita. Ce ne vengono i sogni fatti di speranza e il linguaggio di chi, come i bambini, sa cogliere i sapori dei saperi attraverso la poesia delle piccole cose e delle relazioni umane degne di cura.
Cosa ne sanno i grandi di questo mondo ancora bambino che è già così potente da sperare di costruire il futuro? Cosa sanno del mondo i governanti delle Nazioni che non sanno mai guardarlo attraverso gli occhi delle bambine e dei bambini perché semplicemente pensano che costoro non contino nulla?
Sta a noi, uomini e donne di Scuola, spiegare che tutto l’oro della Terra non vale nulla a confronto del sorriso di un alunno che esprime la sua soddisfazione per aver deciso di crescere reinventando la sua storia in un punto e in un istante indefinito dello spazio-tempo che si evolve.
Le parole dei bambini crescono dentro la vita fin dal primo giorno di scuola. Per questo il nostro mestiere di insegnanti, così importante e gravoso, è anche quello che alcuni osano definire “il lavoro più bello del mondo!” A voi tutti, lettrici e lettori che vi interessate di Scuola, il mio più sincero augurio affinché possiate rendervi conto di quanto sia impostante scegliere cosa fare e come farlo tanto da chiedervi: se non io, chi? Se non ora, quando? Domande di carattere etico, prima che risposte di impegno operativo, oltre il velo della normalità quotidiana e al di là di ogni ostacolo emergenziale.
Riferimenti bibliografici:
Aldo Pallotti è socio/formatore della Casa delle Arti e del Gioco “Mario Lodi”, Drizzona (Cremona).
Abstact articolo tratto da “Il primo giorno di scuola” di Aldo Pallotti, Scuola Maestra n.0, Settembre 2021, Anno I, pag.67-85, LS Scuola
Direttore scientifico: Tiziano Pera
Redazione: Associazione “Il Baobab, l’albero della ricerca”