Carissimo Pinocchio…
sì, è vero, tu non sei come gli altri bambini. Tu sei brutto, sei fatto di legno, hai i capelli finti. Quando ti muovi fai un sacco di rumore, e poi hai anche un brutto carattere. Sei pigro, bugiardo, inaffidabile! I tuoi difetti ti rendono ancora più brutto di quello che sei. Ogni volta che menti ti cresce il naso.
Ma tu queste cose già le sai. Certo. Mica hai scelto tu di essere così. Ti piacerebbe essere alto, bello, biondo, con gli occhi azzurri e un sorriso smagliante, magari anche ricco e benvoluto da tutti. Ma tu non sei nato così, e allora adesso cosa puoi fare? Cercare di diventare qualcosa che non sei? Prova invece a cambiare prospettiva, osservati da un altro punto di vista, comincia ad accettarti. In fondo non sei così male. Sei simpatico, hai tanta fantasia, sei incline a fidarti del prossimo e non sei neanche cattivo.
Devi sapere che fino a quando resterai te stesso, un povero burattino di legno, tutti si interesseranno alle tue vicende, ti seguiranno nel Paese dei balocchi, nel Campo dei Miracoli, nella pancia del Pescecane. Sarai giudicato e anche compianto, ma quando ti sarai omologato, quando anche tu sarai un bel bambino roseo e paffuto, benvestito e benvoluto, non interesserai più a nessuno. Finirai per essere dimenticato.
Ecco, io farei questo ragionamento al bambino Pinocchio, gli direi che nessuno è perfetto, che ogni essere umano ha vizi, virtù e ambizioni, l’importante è accettarsi, volersi bene, cercare di mitigare i difetti e di potenziare le qualità.
Quanti i Pinocchi contemporanei?
La favola di Pinocchio è l’archetipo, l’esempio più noto di racconto a scopo educativo. Cari bambini, avete visto che cosa succede a Pinocchio? Non fate come lui, comportatevi bene, non dite bugie e vedrete che sarete premiati. Questo tipo di morale è risultata vincente per anni, secoli addirittura, ma forse oggi non è più sufficiente, è troppo semplicistica e riduttiva. Se è vero che la società del futuro sarà sempre più poliedrica e inclusiva, anche gli individui che ne fanno parte devono riconoscere che le persone hanno mille sfumature, si diversificano, non c’è perfezione, nè interiore nè esteriore.
Pensate un po’ a tutti i Pinocchi nostri contemporanei… Quanti adulti! Fumatori incalliti, barboni alcolizzati, drogati, ludopatici, obesi, disoccupati, bugiardi impenitenti… Insomma adulti marginali, persone deboli che non riescono a tirarsi fuori dalle proprie odiose e odiate abitudini. In questo caso ha ancora valore tutto l’apparato educativo della favola bella? Qui non c’è da rimuovere una corazza di legno per far venir fuori un bel bambino. Non è più possibile educare, spazzare via lo sporco e fare pulizia. Non vince il bene sul male. Come si recupera una vita di debolezze, tentazioni, buoni propositi andati a male, delusioni e vizi consolidati? Non si recupera. Il disagio resta. C’è solo da lenire, attenuare, rendere accettabile. Il bene e il male possono coesistere. Il disagio si può gestire.
Ci sono racconti moderni più attuali di Pinocchio. Favole che ricalcano perfettamente vizi, virtù e ambizioni di tutti gli esseri umani e che riescono a trasmettere, anche ai più piccoli, l’idea che ognuno è quello che è. Prendiamo ad esempio la favola Il lupo che voleva essere una pecora, di Mario Ramos. Il protagonista è un Piccolo Lupo che sogna di volare in cielo… e per farlo si traveste da pecora. Ma da quando le pecore volano? Tutto nasce da un equivoco, l’ingenuo lupo confonde le nuvole con le pecore! Ma nonostante tutto ciò, riesce a coronare il suo sogno, volare leggero. Dopo tante peripezie riuscirà a tornare a casa, sano, salvo e con una nuova consapevolezza. Attraverso l’avventura, il cucciolo trova la sua identità e accetta se stesso.