Dal rapporto OCSE “Education at a Glance 2022” viene fuori un’Italia che cammina … come il gambero. Un Paese dove l’investimento in formazione da sostenere ed il capitale umano da coltivare sono argomenti per convegni patinati, ma dove la realtà è tutt’altra cosa. Nel Belpaese è inarrestabile il trend di riduzione del livello medio di istruzione, e troppi giovani non hanno un lavoro ma neppure studiano. Si riduce l’investimento pubblico nel sistema dell’istruzione, della ricerca e dell’Università, ed anche le imprese focalizzano sempre più i loro limitati budget sulla formazione direttamente collegata alla realizzazione di obiettivi aziendali. Insegnanti mal pagati e demotivati, strutture scolastiche non all’altezza, diffusione delle nuove tecnologie applicate alla didattica in forte ritardo: sono alcuni degli aspetti trattati nel rapporto OCSE citato (in calce il link).
La nostra non è certo una critica a qusto o quel Governo, perché parliamo di un trend che va avanti dall’inizio del terzo millennio: sono almeno venti anni che, rispetto ai 38 paesi aderenti all’OCSE (abitati da oltre un miliardo di persone), l’Italia vede un progressivo decadimento dei livelli medi di istruzione. Dal 2000 al 2021 la percentuale di laureati è aumentata molto meno degli altri paesi, mentre la percentuale dei cosiddetti NEET (i giovani dai 25 ai 29 anni che non studiano e non lavorano) è arrivata al record del 35% nel 2021. NEET che sono soprattutto donne, ben il 40% nella fascia d’età tra i 25 ed i 29anni. Collegato alla questione dei NEET è quello della scarsa efficacia dei sistemi nostrani di orientamento e placement: malgrado la crescente necessità di competenze economiche e digitali, e le buone prospettive occupazionali per gli studenti laureati in queste discipline, solo una piccola parte dei neoiscritti all’istruzione terziaria sceglie questi indirizzi. Il risultato? Pochi laureati in assoluto, e tra i pochi laureati moltissimi i disoccupati.
Occupiamo tra gli ultimi posti anche per il basso numero dei docenti rispetto agli allievi, per non parlare della qualità delle strutture scolastiche ivi compresa la dotazione digitale. Tra gli ultimi anche per gli stipendi della Scuola: in Italia gli insegnanti guadagnano tra il 25 ed il 30% in meno rispetto agli altri, al contrario le retribuzioni dei dirigenti scolastici sono da noi molto più alte rispetto agli paesi OCSE. Particolarmente arretrati sono restati gli stipendi degli insegnanti della Scuola primaria che guadagnano esattamente la metà dei colleghi tedeschi ed operano in condizioni ambientali molto più difficili. Il Belgio, con appena 17mln di abitanti, spende per il “sistema istruzione” più del doppio dell’Italia, la Germania spende il triplo e valori simili presentano la Francia e ci danno i punti anche paesi “emergenti” dell’Est europeo.
L’Italia non solo è restata indietro, ma si sta adoperando efficacemente per peggiorare ulteriormente la sua posizione. Nel biennio 2019/20, allorché il ritardo era già evidente, abbiamo ulteriormente ridotto i budget per il sistema dell’istruzione: negli ultimissimi anni i paesi OCSE hanno speso in media il 5% del loro Prodotto Interno Lordo per la formazione primaria, secondaria e terziaria contro il misero 3,8% dell’Italia. Una percentuale che si va ulteriormente riducendo, nelle previsioni di finanza per l’anno prossimo venturo segnato dalle nefaste conseguenze della guerra in Ucraina e della connessa crisi energetica.
Ma c’è qualcosa di positivo in Italia? Ma sì! L’istruzione dell’infanzia: la nostra spesa per le istituzioni della scuola dell’infanzia è poco poco superiore alla media OCSE, ma solo perché è finanziata per quasi il 15% dai privati. Inoltre il 92% di tutti i bambini di 3-5 anni è iscritto a programmi d’istruzione, un dato superiore alla media dell’Ocse.
E poi ci sono gli insegnanti italiani. Eh già, gli insegnanti italiani, proprio loro sono il positivo. I peggio retribuiti e male considerati, che salvo rare eccezioni mantengono in vita con il loro entusiasmo e dedizione una scuola allo sfascio sotto tutti i punti di vista. Una Scuola emarginata da risorse insufficienti, poco considerata dall’opinione pubblica, confusa da leggi sempre più inadeguate, asfissiata da una burocrazia immensa che aggrava notevolmente e arriva a mettere quasi in second’ordine l’insegnamento. Loro sono i veri eroi, grazie a loro “eppur si muove”, nonostante l’impietosa realtà fotografata dall’OCSE!
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