Il 20 novembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dell’infanzia per commemorare la “Dichiarazione dei diritti del fanciullo” approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (20 novembre 1959). Trent’anni dopo, il 20 novembre 1989, le Nazioni Unite tornarono sull’argomento adottando la “Convenzione sui diritti dell’infanzia”. La Convenzione è stata ratificata da 196 paesi, tra i quali l’Italia con la legge n.76/91 che ha riconosciuto i diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici a bambini, bambine e adolescenti, apportando un notevole cambiamento nel modo in cui essi erano stati concepiti fino a quel momento.
Dopo molto tempo dall’approvazione della Convenzione troppi bambini vivono ancora in condizioni inaccettabili, ulteriormente peggiorate dalla pandemia da Covid-19 e dalle numerose guerre che infiammano il Mondo. Sono centinaia di milioni i minori in condizioni di estrema povertà o che non hanno accesso a servizi elementari come l’acqua potabile, l’istruzione di base e le cure mediche essenziali. Sono bambini ai quali è negata la stessa possibilità di vivere l’età della spensieratezza. A questo si aggiunga la piaga del lavoro minorile: molti beni voluttuari di cui disponiamo in Occidente sono realizzati con materie prime o semilavorati provenienti da Paesi che sfruttano i più piccoli in condizioni di lavoro aberranti ed in cambio di salari quasi inesistenti. Anche nei paesi opulenti la condizione dei minori è in peggioramento, per il dilagare di fenomeni di bullismo e cyberbullismo, microcriminalità, diffusione di alcool e droghe, importanti patologie mentali, in un contesto caratterizzato da risposte istituzionali inadeguate e famiglie sovente distratte. Ed ancora, in tutti i paesi Occidentali si registra un incremento del fenomeno della dispersione scolastica con il conseguente abbandono degli studi e ridotte opportunità future. Ulteriori problematiche emergenti sono quelle collegate agli intensi fenomeni migratori con le conseguenti difficoltà di integrazione in contesti scolastici divenuti multiculturali e multilingua.
Cosa vogliamo celebrare il 20 novembre?
Questa ricorrenza dovrebbe essere occasione per riflettere sulle condizioni dei bambini e per contribuire a rendere il mondo un posto migliore. E’ importante parlare anche a Scuola dei diritti dei bambini e commentare la Convenzione ONU, tuttora attualissima e per buona parte inapplicata. Il 20 novembre può essere un momento prezioso per svolgere in classe lavori di gruppo sui diritti dei bambini e, a tale proposito, suggeriamo il bellissimo decalogo “I diritti naturali dei bambini e delle bambine”, creato più di 20 anni fa da Gianfranco Zavalloni, pedagogo ed insegnante prematuramente scomparso nel 2012. Zavalloni è stato il precursore di una pedagogia lenta che rispetta i tempi del bambino, di una scuola creativa, ecologica perché a contatto con la natura, multiculturale, solidale ed inclusiva. Non sono diverse le idee di Rousseau sul “perdere tempo che fa guadagnar tempo”, tempo non perso ma valorizzato nell’ascolto e nella cooperazione come modalità elettiva per favorire i processi di apprendimento e di crescita. Il 20 novembre insegnanti, bambini e genitori potrebbero riflettere insieme sui dieci diritti naturali, così come li definisce Gianfranco Zavalloni:
1 IL DIRITTO ALL’OZIO
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
2 IL DIRITTO A SPORCARSI
a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti
3 IL DIRITTO AGLI ODORI
a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura
4 IL DIRITTO AL DIALOGO
ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare
5 IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI
a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco
6 IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura
7 IL DIRITTO ALLA STRADA
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
8 IL DIRITTO AL SELVAGGIO
a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi
9 IL DIRITTO AL SILENZIO
ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua
10 IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.
Ragionare sui diritti naturali è utile anche a noi adulti: significa viaggiare a ritroso con una ideale macchina del tempo e tornare ad essere bambini tra i bambini, a pensare alla nostra infanzia ed a quello che facevamo noi, spesso negato ai bambini di oggi…