È indubbio che le tecnologie dell’informazione fanno parte della nostra vita quotidiana ed hanno il potenziale per rendere il mondo un posto migliore e contribuire allo sviluppo sostenibile dell’umanità. L’uomo ha impiegato più di 2500 anni per progredire nella comunicazione a distanza dai primitivi segnali di fumo (700AC) alla diffusione del telefono (1925), ma sono stati necessari meno di 30 anni dalle primissime applicazioni di Internet (1994) alla massiccia e pervasiva diffusione dei social (Facebook, 2004; Twitter, 2006; Whatsapp, 2009) ed alle inquietanti applicazioni di massa dell’intelligenza artificiale (ChatGPT, 2022).
La giornata del 17 maggio dovrebbe essere un momento di riflessione, in tutte le scuole, sul grande contributo apportato da Internet alla società e all’economia, ma pure sul fatto che una parte non marginale dell’umanità non ha tuttora accesso a tali tecnologie e quindi è limitata nell’acquisizione delle conoscenze e nella possibilità di avviare un effettivo percorso di uguaglianza sociale.
Il Web costituisce lo strumento principale per istruirsi, informarsi, compiere azioni quotidiane, giocare, connettersi ad altre persone, costruire relazioni di ogni tipo. Certamente l’uso eccessivo delle tecnologie digitali presenta molti rischi, ed i danni sono già evidenti a partire dalla salute, dato che tali dispositivi impongono la quasi completa immobilità e posture scorrette. Non meraviglia pertanto che siano in forte aumento nei bambini le patologie legate al sovrappeso ed allo scarso movimento mentre, a livello comportamentale, la bulimia digitale porta ad insonnia, difficoltà di concentrazione, appannamento della creatività, disturbi dell’attenzione, forme di dipendenza, frequentazioni improprie, comportamenti a rischio, ecc.
Che fare come educatori? Vietare l’uso dei dispositivi digitali è una scorciatoia inutile e sbagliata, perché l’innovazione è un’onda inarrestabile che va gestita con gli strumenti dell’educazione. In difetto delle istituzioni, è compito delle famiglie e della Scuola moltiplicare le opportunità connesse alle tecnologie digitali ed affrontare la questione dell’uso improprio ed eccessivo. Possiamo guidare i bambini verso la gestione consapevole di tecnologie invasive che occorre usare senza essere usati. Un compito che spetta anche alle case editrici del settore che devono essere maggiormente presenti sulla questione e proporre supporti didattici finalizzati alla “consapevolezza tecnologica”. Per evitare le conseguenze dovute all’abuso digitale è fondamentale intervenire sin dall’infanzia, quando si formano le competenze, le abitudini e le strutture mentali che, negli anni successivi, si consolidano e divengono sempre più difficili da modificare. Gli educatori dovrebbero cercare di “spostare” l’interesse dei bambini dall’ossessione digitale verso altre attività più formative oltre che idonee a sviluppare una vita di relazione: la lettura e scrittura, il gioco cooperativo, il disegno e l’arte, la musica, il pensiero creativo, l’ecologia pratica, il movimento fisico, ecc. Il bambino ne sarà certamente interessato e potrà così collocare i dispositivi tecnologici nel giusto ambito di “cosa utile tra le altre” senza esserne stregato.