“La macchina fotografica può rivelare segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono. Sparisce tutto tranne quello che viene messo a fuoco. La fotografia è un esercizio di osservazione”.
Nella Giornata mondiale della fotografia ricordiamo le parole della scrittrice e fotografa Isabel Allende che ben rappresentano la polivalenza di questo straordinario mezzo espressivo: flash di un momento, con un valore comunicativo e rappresentativo fortissimo in quanto evocativo. La fotografia infatti è un messaggio privo di codice, aperto a molte letture ed intimamente indefinito. Le immagini hanno un grande potenziale soggettivo ed interpretativo, ancor più delle parole, ed è questo che rende una foto realistica ma anche ambigua, in grado di parlare a ciascuno di noi nel rispetto delle singole sensibilità e nella possibilità di veicolare connessioni e intrecci con altre immagini, altri passaggi, altri linguaggi, altre esperienze. Le immagini non sono mai verità e neppure mediatrici di verità, necessitano di interpretazione, perché una foto è una poesia di luce che mostra la realtà propria dell’autore.
È comprensibile pertanto la potenza della fotografia come strumento pedagogico, nella promozione del pensiero critico e nella costruzione di relazioni concettuali all’interno dei contesti educativi. La fotografia mette i bambini a contatto con la bellezza, con un’esperienza che parte dal quotidiano ma va oltre, e grazie all’educazione estetica si rende possibile la consapevolezza e la cura di sé. La fotografia può essere osservata ma anche praticata dai bambini, permette di trattare in maniera emotiva ed immediata messaggi semplici e chiari che riguardano importanti e diversi temi estetici ed anche di attualità. Ed allo stesso modo l’approccio immediato della fotografia si presta ad affrontare argomenti difficili, come le guerre, le povertà, i limiti dello sviluppo, l’inquinamento, la cooperazione, la condivisione, la felicità, la speranza… È questa immediatezza emotiva, in bilico tra forma e interpretazione, che viene recepita ed inglobata dai più piccoli in modo spontaneo e veloce, trasformando il contatto tra immagine e bambini in un gioco in grado di aprire le porte della curiosità e stimolare la creatività. Fare od osservare una foto comporta l’instaurarsi di un dialogo interiore che permette di affinare i propri vissuti, sviluppa competenza tecnica mentre, sul piano cognitivo, attiva un approfondimento della conoscenza.
Dietro l’obiettivo…
La fotografia permette di aprire innumerevoli discorsi in tutte le discipline, anche in ambito sociale, culturale e storico. Non parliamo del mezzo nella sua funzione descrittiva, da sempre utilizzato a supporto per la comprensione dei contenuti. La fotografia è molto di più, perché sperimentare il rilevamento fotografico da parte degli alunni conferisce loro il ruolo di attori protagonisti dell’esperienza assumendo funzioni comunicative importanti. Osservazione, sperimentazione e narrazione sono i tre cardini metodologici su cui poggia l’utilizzo di questo medium all’interno di un contesto educativo. L’osservazione riflette sulle pratiche poste in essere, favorisce la comprensione ed invita a sperimentare cambiamenti aprendo la strada a diverse narrazioni. Si esercita una sana utopia in quanto, attraverso l’elaborazione, è possibile superare la mera esperienza. Si instaura così una comunicazione che consente di generare identità, relazioni e contribuire a sostenere una cultura condivisa, in cui i bambini possano sentirsi protagonisti.
La fotografia è un potente strumento nelle mani di educatori e pedagogisti, a partire dall’infanzia. È interessante osservare che, nonostante le enormi potenzialità pedagogiche, sono relativamente pochi i sussidi didattici di taglio sistematico sugli utilizzi di questo potente medium in contesti educativi, e le case editrici del settore dovrebbero porvi rimedio al più presto.