“La coscienza è la voce dell’anima, la passione quella del corpo”, scriveva William Shakespeare. Per Cartesio la coscienza è la proprietà essenziale della mente e non è definibile senza un codice sociale che stabilisca a priori ciò che è giusto fare. La Bibbia spiega che è la capacità che hai dentro di te di distinguere il bene dal male…. la coscienza in definitiva è come una bussola che indica la direzione, come uno specchio che riflette la condizione morale, è come un genitore che dà consigli o rimprovera quando si fa qualcosa di sbagliato.
Ma è possibile educare i bambini a sviluppare una coscienza? La questione è molto dibattuta proprio perché la coscienza richiede un codice etico; il rischio è nella possibile manipolazione, come indurre in un bambino comportamenti estranei alla sua coscienza ma derivanti da una presunta “verità oggettiva”. È al bambino che spetta il compito di “plasmarsi”, di formarsi e se interferiamo troppo nel dirigere la sua crescita mentale, fuori dal normale corso del suo sviluppo, potremmo distorcerne la coscienza in modi sottili o addirittura subdoli. Certamente, la famiglia e la Scuola possono educare i bambini a valori condivisi in ambito sociale, come l’onestà, il rispetto dell’altro, la responsabilità… ma questo non significa insegnare a fare la cosa giusta. Una bussola può indicare la giusta direzione, ma è sempre l’individuo che decide di seguire o di deviare da quel percorso.
L’insegnante deve rispettare l’unicità delle diversità e favorire lo sviluppo e le abilità necessarie nel bambino per ascoltare la propria coscienza ed agire di conseguenza. Una coscienza attiva è il risultato di processi interiori e relazionali che si sviluppano soprattutto nei primi anni di età, di valori e norme acquisiti, come la capacità di provare empatia, compassione, senso di colpa ed autocontrollo. Molti studi rilevano che i bambini in età prescolare più propensi ad agire secondo le regole dei loro genitori pur in loro assenza, sono più coinvolti ed hanno meno problemi sociali a scuola.
Gli insegnanti possono sostenere lo sviluppo della coscienza, sempre secondo le ricerche sul tema, se coltivano buone relazioni con gli studenti. Un insegnante che dedica tempo agli allievi, li apprezza come persone, è aperto alla discussione ed al confronto, gestisce i conflitti con equità e giustizia, avrà un forte impatto sullo sviluppo delle loro coscienze. Importante poi non soffocare l’identità culturale dello studente, costruita su una serie di fattori etnici, religiosi, politici, sociali, economici, sessuali ed altro. L’identità culturale influenza l’identità morale e dall’identità morale deriva il livello di accettazione e rispetto delle regole, l’empatia verso gli altri, il buon comportamento sociale.
Altri studi dimostrano che i bambini con spiccata identità morale si comportano in modo spiccatamente pro-sociale, sentono lo spirito di gruppo, aiutano gli altri a prescindere dai possibili benefici personali. Inoltre è molto importante aiutare i bambini più piccoli a sviluppare l’autocontrollo, in assenza sarebbe per loro difficile agire in base a ciò che la loro coscienza dice. Coltivare il pensiero critico e la gestione delle emozioni, è un ulteriore compito dell’educatore.
Il bambino non deve essere soltanto informato ma deve essere consapevole, perché, come recita un antico proverbio orientale “le convinzioni limitano, il dubbio stimola, la conoscenza rafforza, la consapevolezza illumina”. Questo può aiutare i bambini anche a far crescere la loro capacità di ascolto e di sintonia con l’altro da sé, diventando più sensibili sulle loro sensazioni fisiche ed emozionali ed anche a quelle dei compagni. Lo sviluppo della coscienza attiva può e deve essere favorito, ma l’essenziale è iniziare presto, in famiglia e poi a Scuola sin dall’infanzia.