“Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto” Carlo Maria Martini
Oggi si celebra la Giornata mondiale dei genitori, volta a riconoscere il ruolo importantissimo dei genitori riguardo la cura, la protezione e l’educazione dei propri figli. Questa giornata vuole offrire la possibilità di apprezzare il lavoro dei genitori, siano essi biologici o adottivi, per l’impegno disinteressato nei confronti dei bambini e il loro sacrificio permanente per coltivare questa relazione.
Quello del genitore è un “mestiere” difficile, forse il più difficile. Senza dubbio è impegnativo, attiva ogni minima particella del corpo e soprattutto mette a ferro e fuoco la sfera emotiva. È un “lavoro”, che non ha orari, condizioni, riposi e contratti.
Quando nasce un bambino, nasce anche un genitore e questa trasformazione non si ferma più, anzi si consolida e viene forgiata giorno dopo giorno dalla vita. Si tratta in effetti di una vera e propria trasformazione perché si impara e si cresce con i figli e grazie ai figli, ma è proprio questo il bello dell’essere genitori.
Anche la scuola fa parte del mondo famiglia ma sono due sfere di competenza diverse che si sovrappongono. È naturale che a volte si possa creare un conflitto poiché si tratta di una relazione asimmetrica, perché́ l’insegnante è l’esperto della sua materia e i genitori si ritengono gli esperti del proprio bambino. Allora come fare per instaurare un rapporto di collaborazione tra scuola e famiglia? L’obiettivo principale da raggiungere è la fiducia reciproca, è la premessa a tutto il resto. Se c’è fiducia, ogni cosa che succede non viene vista dai genitori come un errore dell’insegnante, ma come una difficoltà da superare insieme. Gianni Rodari aveva individuato le regole base, ovvero saper parlare e sapersi ascoltare.
Saper parlare indica la capacità di non dare giudizi, ma di descrivere semplicemente i fatti così come accadono evitando di utilizzare frasi che alludono alla mancata o carente educazione ricevuta. Gli insegnanti devono osservare bene i propri alunni, raccontarne molte caratteristiche e sfumature, dando ai genitori l’impressione di conoscerli a fondo; solo così si possono convincere i genitori a concedere il beneficio del dubbio quando si sottolineano delle difficoltà.
La fiducia è da costruire giorno dopo giorno. Per creare un vero dialogo, occorre concedersi il tempo necessario, capirsi e per riuscirci è necessario applicare la seconda delle regole indicate da Gianni Rodari: sapersi ascoltare. Ascoltare con sincero interesse potrebbe rivelarsi illuminante. Sapere che cosa pensano della scuola i genitori, conoscere quelli che loro individuano come punti deboli, aiuterebbe a migliorare.
I genitori chiedono la libertà/possibilità e il diritto-dovere di poter esprimere valutazioni e decidere di comune accordo, ciò che può risultare adeguato e conforme all’educazione dei figli. In questo modo, i genitori esprimono le loro decisioni e le scelte educative acconsentendo o meno alla partecipazione dei figli ad alcune iniziative, tramite il consenso informato. È proprio attraverso il dissenso che la corresponsabilità educativa diventa un costrutto essenziale, la garanzia di una qualità di vita e di interventi educativi efficaci e di qualità, all’interno delle mura scolastiche.
Il termine corresponsabilità, quindi, allude alle due entità coinvolte, scuola e famiglia, e alla necessità di dialogare andando alla ricerca di un bene comune. L’universo scolastico è così variegato e ricco di espressioni valoriali e culturali che, in effetti, quella della corresponsabilità diventa una sfida difficile. Occorre, però, crederci se si pensa che la corresponsabilità educativa possa diventare espressione del pluralismo all’interno della scuola e che, tramite questa, possano essere superati “scogli” come il bullismo e ogni forma di marginalizzazione.