Perché è importante riflettere sulle piccole e medie imprese? Un primo motivo è che l’insieme delle imprese piccole ed artigiane rappresentano il 90% delle aziende, oltre il 60% dell’occupazione e metà del Prodotto Interno Lordo mondiale. La dimensione minore d’impresa costituisce l’ossatura dell’economia internazionale ma anche la linfa delle comunità, dato che normalmente opera a livello locale, salvaguardandone cultura, tradizioni e tipicità. Il rafforzamento delle piccole imprese locali ed a “Km Zero” aiuta a contrastare la povertà, crea posti di lavoro di qualità, evita lo spopolamento per via dello sviluppo centrato sui territori. La piccola impresa ha inoltre un altissimo tasso di occupazione di donne e di giovani.
Un secondo motivo per riflettere sulla Giornata internazionale delle PMI riguarda poi la necessità di dover meglio comprendere, e quindi insegnare, il funzionamento di un’economia complessa. Per diffondere la consapevolezza della sostenibilità è indispensabile comprendere i meccanismi dell’economia. Le PMI sono l’ossatura centrale di ogni economia e comprenderne l’evoluzione significa comprendere la storia del cambiamento, delle relazioni fra le persone, il modo in cui una società si evolve, trasforma e riproduce.
La scienza economica è fondamentale per vivere in maniera consapevole, eppure in Italia, unico Paese al mondo, l’educazione finanziaria è quasi assente dagli insegnamenti curricolari! L’economia che dobbiamo insegnare ai bambini è un metodo di pensare, parla delle grandi trasformazioni del mondo e richiede conoscenze di antropologia, storia, filosofia, geografia, insomma dei fondamentali di una preparazione che sviluppa il pensiero critico, che aiuta a vivere nell’incertezza e senza paura.
Come si fa a comprendere l’importanza dell’impresa, e segnatamente di quella piccola, senza essenziali fondamenti di economia? La questione è alla radice semplice: comprendere la complessità, e quindi gestirla senza paure e sbandamenti, oppure non comprenderla e quindi subirla. In Italia l’analfabetismo economico è particolarmente accentuato, come rilevato più volte dall’ISTAT, e il contributo che può dare la Scuola per migliorare il livello di cultura economica è semplicemente determinante.
Sapere poco o nulla di economia ci rende tutti più deboli e indifesi, un po’ come non sapere leggere e scrivere o non sapere utilizzare un computer. L’obiettivo formativo deve essere non già di dare ai bambini una interpretazione predeterminata del mondo, bensì di fornire loro una capacità di analisi delle complessità crescenti del reale. Ai bambini non va indicata una strada per raggiungere una destinazione prefissata, va invece data una mappa, una bussola ed insieme la “cassetta degli attrezzi” ovvero occorre fornire gli strumenti per navigare verso la loro personalissima meta. Certo, l’introduzione dell’economia deve accompagnarsi a rilevanti innovazioni nella didattica, in cui convergenza multidisciplinare e lavoro di gruppo permettano ai bambini di sviluppare le soft skillspiù che mai necessarie. Esiste pure una questione di formazione degli insegnanti, ma partendo in ritardo possiamo contare su moltissime sperimentazioni svolte altrove e che necessitano di essere diffuse ed adattate alla nostra peculiare realtà.