Giochi tradizionali e giochi digitali.
Abbiamo visto in un precedente articolo (Bambini e dispositivi digitali: è allarme rosso) come l’uso eccessivo delle tecnologie digitali da parte dei bambini presenti qualche opportunità e molti rischi. I danni sono già evidenti a partire dalla salute, dato che tali dispositivi impongono posture scorrette, e ne deriva il forte aumento negli ultimi anni delle patologie legate al sovrappeso ed allo scarso movimento. A livello comportamentale, gli eccessi digitali possono portare ad insonnia ed agitazione, difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, appannamento della creatività e della capacità di analisi, aggressività e disturbi dell’attenzione. La presenza continua sui social, inoltre, degenera spesso in forme di “dipendenza senza sostanza”, frequentazioni improprie, competitività estrema, comportamenti a rischio, situazioni potenzialmente pericolose.
Un importante studio empirico condotto da un team di ricercatori (2) aggiunge che i giochi tradizionali (libri illustrati, puzzle, costruzioni, giochi di movimento, ecc.) sono da preferire perché stimolano maggiormente, rispetto ai dispositivi elettronici, la creatività, la fantasia, la condivisione, la conversazione e la vocalizzazione dei bambini. Soprattutto i libri illustrati, grazie alla potenza della narrazione, risultano assolutamente insostituibili nella formazione, soprattutto nei bimbi fino a due anni di età. Del resto quando un educatore, o un genitore, utilizza dispositivi elettronici, pronuncia meno di 40 parole al minuto, con i giochi tradizionali circa 56 e con i libri illustrati almeno 70.
Lo sviluppo del linguaggio, la socialità e l’interazione sociale sono danneggiate dall’esposizione prolungata alla TV ed ai giochi elettronici, semplicemente perché il corretto sviluppo del bambino è direttamente correlato alla partecipazione attiva ad un ambiente parlante e relazionale. Ulteriori studi empirici condotti nella scuola dell’infanzia (3) dimostrano l’importanza del gioco tradizionale come momento essenziale di crescita, di esplorazione e di conoscenza nella vita del bambino. I giochi tradizionali, inoltre, permettono al bambino di scoprire i valori, le tradizioni, e la cultura dell’ambiente nei quali si cresce e si vive. Anche per questa valenza culturale, quasi sempre assente nei giochi elettronici, le ricerche citate sottolineano come nella Scuola dell’infanzia italiana le educatrici preferiscano utilizzare molto di più i giochi tradizionali rispetto ai dispositivi digitali. I giochi della tradizione sono ritenuti costruttivi, cooperativi, benefici per la salute (per quelli di movimento) e tali da salvaguardare le tradizioni nazionali e locali.
In definitiva, i giochi tradizionali creano un sostegno al processo di apprendimento per via di una complessa rete di stimolazioni e di interazioni circolari che è impossibile realizzare con un dispositivo elettronico. Ulteriori studi (4) sottolineano la superiorità educativa del gioco tradizionale, soprattutto del libro illustrato e del gioco condiviso, anche per i bambini che presentano vari ritardi di sviluppo, del linguaggio, cognitivo, ecc.
La letteratura scientifica è concorde: per favorire lo sviluppo integrale dei bambini, meglio utilizzare i giochi della tradizione. Può essere comodo mettersi in disparte e lasciare i figli a giocare con un telefonino o un tablet, ma certamente questi comportamenti non fanno il bene dei bimbi.
I dispositivi digitali non vanno certamente demonizzati, possono essere una risorsa a determinate condizioni (5), ma vanno utilizzati poco e con grande cautela, soprattutto nei primi anni di età. A partire dalla Scuola dell’infanzia e continuando nella primaria, il bambino deve avere la possibilità di conoscere altre e diverse attività ludiche o comunque relative al tempo libero. Ne sarà certamente interessato e potrà così collocare i dispositivi tecnologici e le relative applicazioni nel giusto ambito di una “cosa tra le altre” senza esserne soggiogato. Nella situazione attuale di perdurante “distrazione” delle istituzioni sul tema cruciale dell’educazione digitale, l’educazione all’uso consapevole delle tecnologie è un compito che spetta alle famiglie, agli insegnanti ed anche alle case editrici del settore che devono esercitare un maggiore sforzo nel proporre specifici supporti didattici.
Note
2)Anna V. Sosa ed alii, Jama Pediatrics, Association of the Type of Toy Used During Play With the Quantity and Quality of Parent-Infant Communication | Child Development | JAMA Pediatrics | JAMA Network
3)Digitalni repozitorij Sveučilišta Jurja Dobrile u Puli (unipu.hr), a cura di Noelle Marfan
4)The Hanen Centre (helpseeker.org)
5)Tamburlini G. et alii, Tecnologie digitali e bambini (https://www.medicoebambino.com/lib/inserto_tecnologie_bambino.pdf)
Piero Carducci, economista e docente universitario, è stato per molti anni dirigente aziendale, amministratore e consulente di società pubbliche e private. È stato direttore della Scuola di formazione tecnica e manageriale del Gruppo Telecom (SSGRR Spa). È co-autore di diversi volumi per LS Scuola.
Maria Orifici si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha maturato una pluriennale esperienza nei processi di pianificazione della formazione, nelle metodologie didattiche e nella valutazione dell’apprendimento. È insegnante nella Scuola secondaria di primo grado. È co-autrice di diversi volumi per LS Scuola.