Il 17 novembre 1939, a Praga, nove tra studenti e professori vennero giustiziati dai nazisti senza alcun processo. Per ricordare l’eccidio nacque nel 1941 la Giornata internazionale degli studenti. Nel corso degli anni la celebrazione si è impregnata di ulteriori significati: il diritto allo studio, il diritto ad esprimersi liberamente ed a valere come futura classe dirigente, la promozione dell’integrazione e la valorizzazione del multiculturalismo.
Nata da una strage, la storia della Giornata è singolarmente costellata da eventi tragici che avevano lo scopo di reprimerne il significato finendo invece per rafforzarne il sentimento. Ne ricordiamo i principali: il 17 novembre 1973 un carro armato sfondava proditoriamente la cancellata del Politecnico di Atene travolgendo gli studenti che manifestavano per la libertà contro la cupa dittatura dei Colonnelli. Nel 1989 ancora Praga: il regime cecoslovacco soffocò nel sangue le manifestazioni pacifiche per la ricorrenza.
Al giorno d’oggi, nella Giornata a loro dedicata gli studenti rivendicano ovunque, nel mondo, il loro diritto di potersi esprimere e di contare di più nelle istituzioni. La data chiave è il 17 novembre 2004, quando si tenne una memorabile manifestazione studentesca durante il forum sociale mondiale di Mumbai. Da quel momento la Giornata vuole ricordare, con una molteplicità di eventi e manifestazioni, l’importanza degli studenti e del sapere per la crescita civile, prima che economica, di qualsiasi Paese.
Del resto le giornate internazionali a questo dovrebbero servire: accendere un faro e stimolare una riflessione su qualcosa di importante e che conta ma non sempre viene percepito e riconosciuto come tale. Il 17 novembre è il giorno in cui gli studenti difendono il diritto allo studio, contro le crescenti discriminazioni della attuale società in cui l’accesso ai livelli più alti di istruzione è tuttora privilegio dei ricchi, con poche eccezioni. Un diritto che stenta ad affermarsi, seppur sancito dall’ONU e dalla nostra Costituzione come inalienabile. Ed insieme al diritto allo studio sono altri i sacrosanti diritti che scricchiolano in molti paesi del mondo, come la libertà d’espressione, di religione e la parità di genere. Esprimere senza limitazioni la fame di conoscenza rende liberi, impedendo che le menti siano ottenebrate da diffuse fake news, da martellanti comunicazioni manipolatrici e dalle catene dell’ignoranza. La cultura è l’unico antidoto disponibile contro la sopraffazione che vuole imprigionarci nell’incapacità di pensare ad una qualche alternativa a modelli sociali sempre più discriminanti ed ineguali, oltre che devastanti per i delicati equilibri della Terra. Ecco perché l’accesso allo studio, a partire dall’infanzia, è intimamente libertà e capacità di autodeterminazione e deve appartenere a chiunque, nessuno escluso.
Fanno bene gli studenti a tutelarlo, difenderlo, proclamarlo!
Evviva gli studenti di tutto il Mondo! A loro va il nostro incoraggiamento festoso perché ogni volta che impariamo qualcosa, noi stessi cambiamo e diventiamo qualcosa di nuovo. “L’istruzione e la formazione – ripeteva Nelson Mandela – sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”. E l’Italia è l’unico Paese dell’area OCSE dove da anni ormai si riducono le risorse dedicate al sistema dell’istruzione nel suo complesso … quanta miopia!